Il pensiero economico-civile postula che la persona è relazione e che la sua felicità nasce dall'apertura sincera e non strumentale all'altro.Nella ricerca della felicità e nell'auto-realizzazione, l'altro non va considerato come un rivale da sfruttare, ma come un indispensabile alleato.L'economia civile intende superare la concezione, fortemente penalizzante, dell'individualismo, che nella scienza economica ha assunto i panni dell'homo economicus, in modo da farvi rientrare gli aspetti sociali, relazionali e motivazionali che caratterizzano l'agire umano.L'uomo vive in società non solo perché vi è spinto dalle necessità e dalla convenienza, ma perché ciò discende dalla sua natura socievole, come già Aristotele aveva insegnato.
Le virtù civili
Nell'arena del mercato vanno diffuse, riconosciute e premiate le virtù civili, tra le quali la reciprocità, la gratuità, la relazionalità e la fraternita.Quando le virtù civili entrano nella sfera economica e sociale, le relazioni umane si arricchiscono e si complicano allo stesso tempo: aumentano i conflitti, i rischi, gli errori, ma aumenta anche la qualità della vita, dentro e fuori le istituzioni e le organizzazioni.L'aspetto essenziale della relazione di reciprocità è che i trasferimenti che essa genera sono indissociabili dai rapporti umani: gli oggetti delle transazioni non sono separabili da coloro che li pongono in essere. Nella reciprocità lo scambio cessa di essere anonimo e impersonale come invece accade con lo scambio di equivalenti.
La gratuità
La gratuità nasce da una motivazione intrinseca e non da un interesse egocentrico o strumentale.La gratuità è estranea alla visione tradizionale della scienza economica, che non ha mai accettato lo "scandalo" del perdere qualcosa a favore di altri o del bene comuneLa gratuità, che sta alla base dell'agire donativo, non implica il disinteresse totale o l'altruismo puro. Al fondo dell'azione gratuita è posto un interesse superiore: la costruzione di un rapporto di fraternità. La cultura moderna ha fatto della gratuità una faccenda privata, e meno di tutti economica; la sfida che si pone l'economia civile è di inserire la gratuità nel mercato e non accontentarsi che essa sia praticata ai margini del mercato.
La relazionalità
La relazionalità muove dall'ascolto dei bisogni dell'altro e si concretizza in pratiche di collaborazione e di cooperazione. Le persone non trovano particolarmente difficile comandare o ubbidire, ma interagire con gli altri su un piano di vera uguaglianza.
La fraternità
La fraternità, il terzo grande principio della cultura illuministica, accanto a libertà e uguaglianza, è quel principio di organizzazione sociale che consente agli eguali di esser diversi. La fraternità consente a persone che sono eguali nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali di esprimere diversamente il loro piano di vita, o il loro carisma.
Il mercato
Oltre ad essere luogo di incontro, spesso anonimo, fra domanda e offerta, il mercato è il luogo in cui può avvenire la remunerazione delle virtù civili e il consolidamento del legame sociale.Non è il mercato di per sé, ma un mercato ridotto a solo scambio di equivalenti, ad erodere il legame sociale; non è dunque il mercato civile ma quello incivile che distrugge il capitale sociale, perché non è edificato - come ben sapevano gli umanisti del XV secolo- sulla fraternità come virtù civile.Il mercato non è solo il luogo del mutuo vantaggio, come intendeva Adam Smith, ma anche il luogo della mutua assistenza, come sosteneva Antonio Genovesi, padre dell'economia civile.Quando il mercato include chi è più debole e trasforma una debolezza in un'opportunità di bene comune, esso compie un'importante opera di civilizzazione, e diviene così strumento di autentica inclusione, di crescita umana e di progresso civile, garantendo un futuro sostenibile per l'uomo, le future generazioni e l'ambiente.L'economia civile, propone un umanesimo a più dimensioni, nel quale il mercato non è combattuto o controllato, ma è visto come un luogo civile al pari degli altri, come un momento della sfera pubblica, che, se concepito e vissuto come luogo aperto anche ai principi di reciprocità e di gratuità, può costruire la città.
Il bene comune
Il bene comune, proprio perché comune, non riguarda la persona presa nella sua singolarità, ma in quanto è in relazione con altre persone. Il bene comune è dunque il bene della relazione stessa fra persone; è il bene proprio della vita in comune.È comune ciò che non è solo proprio - così accade invece con il bene privato - né ciò che è di tutti indistintamente - così accade con il bene pubblico.Il bene comune, così inteso, è il fine dell'economia di mercato civile.Mentre il profitto è la motivazione intrinseca dell'imprenditore capitalistico (o speculatore), il bene comune è la motivazione intrinseca dell'imprenditore civile.