L'economia civile è un pensiero economico che si misura con le persone, le relazioni, i luoghi.
Che supera la supremazia del profitto. Che pensa a un mercato generativo e a relazioni umane che lo trascendono, fatte di reciprocità e gratuità.
Un pensiero che si anima di queste parole.
Persone in relazione
Fiducia
La fiducia è il lubrificante del sistema sociale e quindi anche delle imprese. Senza fiducia nessun sistema economico può funzionare. Senza fiducia, che è quel misterioso fattore di prevedibilità dei comportamenti degli altri, bisognerebbe ricorrere anche per le cose più minime a contratti, a scambi, alla logica dei premi e delle punizioni, i quali però da una parte sono imperfetti ed incompleti e dall’altra possono avere effetti controproducenti, perché generano conflitti e tensioni. Senza fiducia ogni impresa imploderebbe.
Reciprocità
La reciprocità è la principale legge della vita in comune. È una e molte al tempo stesso. Ogni rapporto in cui ci sia un dare e un ricevere mutuo è una forma di reciprocità, ma esistono diversi registri o forme della reciprocità, che vanno dalla più semplice, il contratto, alla più sofisticata, che possiamo chiamare “reciprocità incondizionale”, dove non si pretende la risposta in modo diretto, ma se manca o non è pienamente corrisposta significa che la relazione è malata e il rapporto compromesso.
Beni relazionali
Sono quei beni che vengono prodotti dalle relazioni umane. Sono tipici delle reti informali, delle reti associative, dei sistemi sociali. La caratteristica fondamentale è che richiedono una forma di condivisione volontaria come condizione necessaria per esistere. Sono beni che esistono in quanto due o più persone si incontrano ed entrano in una relazione di scambio reciproco. L’apertura a questa dimensione relazionale è fondamentale per capire come anche tutte le relazioni economiche, un tempo interpretate solo come luogo di massimizzazione dei risultati, si intrecci invece con il calore e le incertezze delle relazioni interpersonali.
Generare cultura
Virtù
L’economia civile si fonda sulle virtù civiche e sulla natura socievole dell’essere umano che per natura è portato alle relazioni con gli altri. La virtù non deve esprimersi ed essere coltivata soltanto nella vita privata e familiare o in momenti speciali ed eroici ma può manifestarsi anche nella vita pubblica e nelle relazioni civili della vita quotidiana, quindi anche nel mercato. Le virtù si potrebbe dire che crescono con l’uso e si perdono se non vengono praticate, coltivate e persino premiate e riconosciute dal sistema sociale. Hanno a che fare dunque sia con la dimensione dell’agire umano che con i sistemi culturali nei quali la persona è inserita.
Bellezza
Prendersi cura dei propri luoghi di vita genera una bellezza civile, pubblica, esposta allo sguardo degli sconosciuti che ricorda quella delle città medievali dove le facciate erano il luogo nel quale l’architettura si mostrava verso la strada, rivelando la propria integrazione profonda con essa e con lo spazio pubblico. La bellezza civile è condivisa, si offre alla vista dei molti, non si ritrae entro recinti e protezioni, non si compiace di un lusso accessibile a pochi, ma si espone in regalo per tutti, alla vista dei poveri come dei ricchi. Questa bellezza è terapeutica, che consente alle persone di coltivare la dignità delle loro vite, di risvegliare senso di appartenenza ad un luogo e a una comunità.
Cittadinanza
Due sono i principali modelli di ordine sociale che si sono affermati in Occidente: il modello della polis greca e quello della civitas romana. Quest’ultima, a differenza della prima, è un tipo di società includente di tipo universalistico e ciò nel senso che l’organizzazione sociale è tale che tutti devono poter essere accolti nella città, sotto l’unica condizione che se ne rispettino le leggi e i principi fondamentali del vivere comune. È sul fondamento valoriale della civitas che rende avvio in Italia il modello della civiltà cittadina, una delle più straordinarie innovazioni sociali nella storia dell’umanità.
Felicità pubblica
Beni comuni
Se prima l’attenzione era tutta rivolta alla produzione dei beni privati, alla loro scarsità dei beni, al modo in cui essi erano ripartiti tra gli individui, oggi l’attenzione delle scienze sociali è tornata ad interrogarsi su quei beni non divisibili, ma collettivi, la cui esistenza è a vantaggio di tutti e il cui consumo porta alla tragedia collettiva come l’acqua, il suolo, l’aria ma anche la democrazia, il diritto di parola, l’educazione. I beni comuni fanno riferimento a risorse materiali o immateriali, al loro uso individuale e collettivo, al modo in cui una comunità li genera, li crea, li difende nel tempo. Sono beni di tutti e di nessuno, nel senso che nessuno può escluderne qualcun altro dall’uso, sono fragili e soggetti a dissipazione.
Benessere collettivo
L’idea centrale della sussidiarietà circolare è che non solo l’ente pubblico (o il mercato), ma tutta la società deve farsi carico del welfare. E ciò a partire dalla considerazione che i portatori di bisogni sono anche portatori di conoscenze e di risorse. Da ciò deriva una duplice conseguenza. Primo: l’ente pubblico non è l’unico e esclusivo titolare del diritto-dovere di erogare servizi di welfare destinati ai propri cittadini e, specialmente, del potere di definire da solo i modi di soddisfacimento dei bisogni individuali. Secondo: gli enti del terzo settore e della società civile organizzata assumono un ruolo cruciale nell’individuazione dei bisogni e nella generazione di soluzioni e politiche.
Cooperazione
La cooperazione - come movimento sociale ed economico - è il frutto maturo dell’economia capitalistica. Non a caso nasce in paesi come Francia e Gran Bretagna nella seconda metà dell’800. La cooperativa, per nascere e soprattutto per fiorire, ha bisogno di un forte spirito associativo e di un mercato ben funzionante. La culla del cooperativismo non poteva che essere l’Europa, una regione dove, a partire dall’Umanesimo civile (XV secolo) e sotto l’impulso decisivo dell’Illuminismo di marca italiana e scozzese, queste due componenti hanno trovato un fertile terreno di coltura. Tutti i grandi economisti liberali riconoscevano e sostenevano che la cooperazione, per i fini di mutualità che persegue e per la sua governance democratica, fosse una forma di impresa civilmente superiore.
Prendersi cura
Ambiente
Oggi non è più pensabile occuparsi di povertà, di welfare o di salute senza occuparsi di ambiente e territorio. E la tutela dei luoghi non può prescindere dalle necessità dell’uomo. La gravità delle crisi ambientali e sociali, le devastazioni del patrimonio naturale e artistico ma anche la banalità del male di tante decisioni riguardanti il territorio, incuria, mancanza di prevenzione, assenza di controlli, non curanza del rischio e della fragilità dei luoghi, violazione delle regole, richiedono una presa di posizione più forte. La terra non è solo strumento, fattore di produzione, piattaforma. Agisce e reagisce, cambia e si trasforma, a livello chimico, biochimico, geologico; reagisce all’uomo e alle sue azioni, talvolta si ribella con forza.
Valore
Valutare significa “dare valore” e non meramente misurare e giudicare. Negli ultimi anni anche nel mondo dell’impresa sociale e della cooperazione è entrata l’idea che bisogna saper riconoscere e valutare la propria capacità di essere civili, individuando una metrica sufficientemente precisa e saggia tale da garantire il rispetto dell’identità dell’impresa. Una metrica che superi le logiche di misurazione strettamente legate al mondo capitalistico e che sia in grado di valorizzare gli elementi e i percorsi di innovazione sociale di cui le imprese civili si fanno portatrici nei mezzi e nei fini del loro agire.
Lavoro
Il lavoro oggi è sottoposto ad una tensione paradossale: da una parte la nostra vita e le nostre famiglie sembrano essere occupate o invase interamente dal lavoro; dall’altra, però, il lavoro è minacciato, precario, fragile, insicuro, sempre più vulnerabile. L’attuale cultura al tempo stesso esalta e deprime il lavoro. Da una parte, infatti, nessuna cultura come la nostra magnifica l’attività lavorativa, d’altra parte, nessuna cultura usa e strumentalizza il lavoro per uno scopo sempre più “esterno” all’attività lavorativa stessa: non lo valorizza in sé ma lo asservisce al profitto. Oggi si lavora, ad un tempo, troppo e troppo poco. Il lavoro ha però soprattutto a che fare con il senso, con l’orizzonte della vita umana, con il valore del saper e del saper fare.
Surplus creativo
Gratuità
La vita in comune sarebbe impensabile senza comportamenti ispirati a gratuità. Senza gratuità non c’è incontro pienamente umano con l’altro; senza gratuità non si può generare fiducia, senza la quale né la società né il mercato possono funzionare. La sfida dell’economia civile è riconsiderare il valore, anche economico, di una relazionalità a più dimensioni, aperta al contratto ma anche all’eccedenza, all’incontro con l’altro ispirato a gratuità. La gratuità non equivale al gratis, di cui spesso è il suo opposto: l’atto gratuito non corrisponde infatti ad un prezzo nullo ma ad una assenza di prezzo o, più propriamente, ad un prezzo infinito. Solo l’umano conosce il gratuito perché è mosso da motivazioni interiori intrinseche e non da incentivi esterni.
Creatività
Perché un’organizzazione si mantenga vitale, ci vuole creatività: una forte abilità di leggere le cose nuove di quest’epoca e una altrettanto forte capacità di individuare il campo giusto su cui intervenire. La creatività non riguarda solo i singoli ma anche le organizzazioni, che possono diventare creative. Questa creatività non coincide naturalmente con il pensiero di gruppo o con il pensiero della maggioranza, dannoso e controproducente. Ha a che fare con le differenze, con le biodiversità, con il confronto dialettico, che spinge l’impresa alla ricerca di sempre nuove sintesi.
Innovazione
Innovazione è parola della botanica. La si usa per i germogli e per i nuovi rami. Le innovazioni hanno quindi bisogno di radici, di terreno buono e di una pianta viva. Sono vita che fiorisce, generatività in atto. E quelle innovazioni che diventano cibo, giardini, parchi, richiedono anche il lavoro e la pazienza del contadino o del giardiniere, che le accompagnano e accudiscono durante i geli dei duri inverni. È così che il germoglio sviluppa e diventa fiore, la vigna produce buon vino, la pianta di fico torna a generare frutti dopo anni di sterilità, e si salva. Innovare significa avere occhi capaci di vedere opportunità di mutuo vantaggio e di crescita comune.